Ultimina
documentario, 61’, colore Italia, 2020
con Ultimina Capecchi
suono Daniela Bassani, Nicolò Tettamanti
musica Valerio Vigliar
fotografia Greta De Lazzaris
regia e montaggio Jacopo Quadri
sinossi
Girato nel corso degli ultimi anni, il film è un ritratto di Ultima Capecchi oggi 86enne che vive sola vicino a Sovana, isolata nella campagna della Maremma. Ultimina ci immerge, anche con l’aiuto delle fotografie di famiglia, nel suo passato dove comandavano le leggi serie di uomini violenti, veri padri padroni. Lei, che doveva essere l’ultima di tanti figli ma che fu seguita dalla sorellina Finis, ha attraversato il secolo a testa alta non smettendo mai di lavorare. Un ritratto di una donna forte che ha il dono della parola limpida e l’amore per il racconto.
Ultimina era già presente nel film Lorello e Brunello, il documentario sui suoi vicini di podere girato tra il 2016 e il 2017, dove apriva e chiudeva il film. In quell’anno trascorso coi gemelli agricoltori, Ultimina appariva curiosa, vivace, entrava spontaneamente in scena, un modo per conoscerci. Ultimina ci era apparsa subito come il filo che univa i paesaggi, con le vite delle persone, una specie di coro greco. Conosceva tutti, da sempre, e poteva raccontare in det- taglio le storie di ogni singola persona, di ogni pezzo di terra dei poderi circostanti.
Tempo dopo ci ha permesso di essere filmata nella sua casa, poco più giù di Casa Volpi, dove vivono Lorello e Brunello Biondi. La casa di Ultimina è maniacalmente pulita e ordinata. Il suo giardino è il più curato e fiorito di tutte le case vicine. Sembra aver creato l’isola felice che tanto le è mancata in passato. Ultimina è una donna allegra, affettuosa, vitale e ironica, dagli occhi brillanti. Il tono della sua voce è alto e chiaro e il suo parlare scorre vivace come un fiume. Ultimina è molto attiva ed estremamente lucida oltre ad essere una grande camminatrice. A differenza di Lorello e Brunello, parla con grande piacere della sua vita, del suo passato difficile e del presente incerto. La nostra protagonista, con i suoi racconti e i suoi animati ricordi, è la voce di un mondo rurale al femminile che sta scomparendo, la memoria di una vita priva di benessere e di istruzione, scandita dai ritmi delle stagioni e dei raccolti, dove non era facile nascere donna.
Nata in una famiglia povera di mezzadri pochi chilometri più a sud, ha fatto la scuola solo fino alla seconda elementare, fin da bimba lavorava con le bestie e pativa il freddo, la fatica e il non lavarsi. Poi, trasferitasi con la famiglia a Casa Volpi, dove i padroni facevano Biondi di cognome, sempre contadini ma con casa e pochi buoi propri, ha conosciuto Goito e lo ha sposato a 17 anni. Il suocero la trattava come una serva. Ultimina ha dovuto subire e, forte del suo lavoro, non si è piegata ma mai gli perdonerà il male che fece alla sua unica figlia. Suo marito ora sta al cimitero, lei lo va a trovare con devozione camminando per un cavone, una strada sterrata scavata dagli etruschi nel tufo, e attraversando un tunnel. Lui, Goito, aveva il vizio del bere, Ultimina doveva lavorare anche per lui, la donna doveva essere astemia per stare sempre in piedi già da prima dell’alba e lavorare doppio, tenere in piedi con dignità la famiglia e il podere tutto.
note di regia
Con Ultimina stiamo a vegliare la sera solitaria, siamo con lei a zappare la terra secca che forse sarà orto, la seguiamo a piedi nella campagna spopolata, dove non si incontra mai nessuno e i rapporti avvengono solo per telefono. La seguiamo nelle camminate al cimitero del paese e nella vita di ogni giorno, a cogliere gli ortaggi nei poderi vicini. Ultimina riflette sul senso del finire sottoterra in un mondo sventrato dalle partenze in un luogo dove tanto si è la- vorato e ora senza futuro.
Ultimina è elegante, non ha rancori, ma se tornasse indietro avrebbe voluto aiutare le altre donne a non farsi sottomettere. Alla fine la nostra eroina chiede stanca di sedersi con lei, forse basterebbe stare vicini in silenzio con gli occhi chiusi.