Gli indocili

documentario, '67, Italia, 2019

regia Ana Shametaj
una produzione Ubulibri
in collaborazione con Rai Cinema
versi Mariangela Gualtieri
fotografia Greta De Lazzaris, Ana Shametaj
montaggio Jacopo QuadriNicolò Tettamanti
con Arianna Aragno, Lorella Barlaam, Elena Bastogi, Silvia Curreli, Elena Griggio, Mariangela Gualtieri, Rossella Guidotti, Enrico Malatesta, Lucia Palladino, Alessandro Percuoco, Ondina Quadri, Piero Ramella, Marcus Richter, Cesare Ronconi, Gianfranco Scisci, Stefania Ventura
produttore esecutivo Jacopo Quadri – Ubulibri
fonico e assistente alla regia Otto Reuschel
suono Marta Billingsley, Marco Falloni, Marcos Molina
musiche Anselmo Luisi
registrazione musiche e mix Damon Arabsolgar
correzione colore Vincenzo Marinese
sottotitoli e traduzione inglese Roberta Verde
traduzione inglese delle poesie Cristina Viti
grafica Patrizio Esposito
con la collaborazione di Teatro Valdoca, L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino,
Comune di Mondaino

sinossi

Un gruppo di dodici giovani interpreti trascorre tre mesi di studio, prove, vita in comune in un teatro in mezzo al bosco. Ogni giorno la poetessa Mariangela Gualtieri scrive facendosi ispirare dalle ragazze e dai ragazzi, e cuce i versi addosso a ciascuno. Il gruppo di attori è allenato dal regista Cesare Ronconi a diventare un coro, un corpo unico e compatto in scena, al tempo stesso ogni attore è spinto a entrare nella propria solitudine. Il bosco invernale che circonda il teatro diventa il luogo dove ricercare la carica autentica per dire i versi, il labirinto da fronteggiare dove perdersi e trovare quello che si stava cercando. È il ritratto di una comunità che accade nella poesia, la lingua che da voce al bisogno di una parola battagliera, chiarificatrice, esortatrice e comune, attraverso la quale incamminarsi in un’ impresa epica, nel tentativo obbligato – per chi oggi ha vent’anni – di rifondazione della vita e dell’arte.

note di regia

Ho iniziato a collaborare con Teatro Valdoca nel 2011 come assistente alla regia di Cesare Ronconi. Lui non aveva molto bisogno di un’assistente e così mi ha messo in mano una telecamera, avevo più o meno 20 anni. Il progetto dello spettacolo Giuramenti , di cui gli Indocili è il ritratto del processo di creazione, è iniziato nel 2015. Cesare mi ha chiesto di prendere parte al progetto come attrice, ma continuando a usare la telecamera. Quando ho iniziato a pensare seriamente di fare questo documentario mi sono dovuta fare da parte dalla scena e prendere distanza.

Al centro del documentario vi è il tentativo di raccontare la poesia nel suo viaggio. Mariangela Gualtieri dà ai ragazzi delle parole precise, dense, concentrate e semplici: è il verso poetico appena nato, scritto proprio per loro. Cesare Ronconi fa un lavoro registico dove è un po’ cuoco e un po’ rabdomante: lui toglie dal singolo attore paure e egocentrismi in eccesso e allena allo stare in gruppo, curando gli altri dalla cucina alla filosofia di vita.

Ogni attore arriva a un punto strano di se stesso, molto solo e molto in gruppo. Il modo di raccontare del documentario cambia man a mano che ciascuno dei ragazzi cade in questa ricerca interiore, perdendosi nel bosco. E’ la storia di un’alchimia, che ha tutti i tratti dell’avventura: l’alchimia dell’indocilità, della resistenza. L’ho visto succedere in una manifestazione a Bologna, dove questa carica del gruppo è esplosa improvvisamente in un momento di espressione personale autonomo, urgente e contagiante. In tutto il corso del film c’è un lavoro sul paesaggio: quello esterno del bosco e quello dell’interiorità di ogni giovane attore, dove il verso poetico è il centro della ricerca. Ho realizzato quelle immagini usando l’i-ching e lunghe passeggiate in silenzio nei boschi. In fase di montaggio abbiamo poi costruito un equilibrio e un dialogo tra i due piani del racconto. La sfida del montaggio era di trovare la ritmica della poesia stessa per farne un evento filmico. Gli indocili è il ritorno al proprio corpo, alla cura, alle parole esatte, come ingredienti per arrivare ad avere il coraggio di essere teneri, ingenui, e allo stesso tempo molto coscienti. Entrare in un “punto di vista che diventa un punto di vita”, uno stadio cognitivo che può scatenare un’azione collettiva irripetibile e indimenticabile, come uno stare insieme che vive l’assurda convinzione di poter gridare “io con un bacio rovescio un impero.