Radio Tre - Tre soldi
Franco Quadri e la Patafisica
un documentario in cinque episodi
di Carla Fioravanti
L’acuta osservazione del particolare e dell'eccezione, è stata, nella
polivalente attività di Franco Quadri, la principale ispirazione.
Una ispirazione, che lo ha portato ben oltre la sua attività di giornalista e
di critico.
In effetti Quadri è stato un instancabile agitatore teatrale.
La parola, la scrittura, l’osservazione di un Teatro inteso come veicolo
della "scienza delle soluzioni immaginarie" (ovvero la Patafisica di Alfred
Jarry), hanno fatto in modo che le avanguardie culturali sommerse e
parallele, trovassero il loro spazio e il loro tempo, già a partire dalla metà
degli anni sessanta, proprio in occasione dello storico incontro di Ivrea del
1967.
In questo documentario la narrazione si muove dinamicamente per
raccontare la figura di un uomo che amava il Teatro, che entrava
all’interno dei processi di creazione, che si confrontava con le figure che
stavano scuotendo radicalmente le arti performative in Italia e nel
mondo, e che ha potuto agire - non senza difficoltà - opponendosi
elegantemente alle paludose realtà politiche, che hanno governato il
nostro paese.
La narrazione, oscillando tra testimonianze storiche e citazioni teatrali,
rimanda all’ironia e alla qualità dell’assurdo, tipiche di Jarry, e intende
restituire l’immagine di un editore, saggista, redattore, padre del premio
Ubu e del Patalogo, ma soprattutto, di un mediatore culturale di altissimo
livello.
I cinque episodi
1. Il lessico di Franco Quadri
2. L’intollerabile esercizio del potere
3. L’ombra di Ubu
4. La politica del regista
5. La politica del drammaturgo
Puntata 1 - Il lessico di Franco Quadri
La “Patafisica”, ovvero “la scienza delle soluzioni immaginarie” inventata da Jarry,
come nuova dimensione, per una risposta ironica, all’emergenza culturale presente
in Italia alla fine degli anni sessanta. Si apriva lo spazio dialettico per un movimento
verso il Nuovo Teatro, e, Franco Quadri, sulle tracce della figura spettacolare di Ubu,
osservando con uno “sguardo multifocale”, la possibile realtà culturale italiana,
creava un nuovo lessico. Il lessico di Franco Quadri.
Puntata 2 - L’intollerabile esercizio del potere
La “Patafisica”, come scienza senza limiti, sottolineava la consapevolezza che nulla è
impossibile.
“La ventraglia”, ovvero l’enorme pancia di Padre Ubu, come metafora del potere.
Franco Quadri, creava nuove azioni culturali, azioni, che riflettevano un
immaginario movimento “ politico”, senza riferimenti ideologici, che in modo
raffinato e lucido, fronteggiava l’intollerabile esercizio del potere.
Puntata 3 - L’ombra di Ubu
La “Patafisica”, come “scienza delle scienze”, e le leggi che regolano le eccezioni,
come metodo di esplorazione di un universo ulteriore. Le affermazioni assolute e
radicali di Antonin Artaud, e la forma del pensiero anarchico basato sulla metafisica.
Gli artisti delle neo-avanguardie, che Franco Quadri osservava con attenzione, si
muovevano sulle tracce di un Nuovo Teatro (ipotizzato già nel 1967 da artisti e critici,
allo storico convegno di Ivrea).
L’azione di Quadri come specchio, in cui si rifletteva l’ombra di Ubu.
Puntata 4 - La politica del regista
Dai tempi delle neo-avanguardie e della sperimentazione, l’intero sistema teatrale
che Franco Quadri - osservava e registrava (oltre ogni giudizio critico), si collegava
alla ricerca di nuovi linguaggi, senza mai abbandonare l’idea del Teatro, come luogo
di contestazione assoluta e totale.
Il pensiero e l’azione di Quadri, riportava così, dinamicamente, la dimensione
registica al tema centrale del linguaggio.
Puntata 5 - La politica del drammaturgo
La ricerca instancabile, condotta nel corso degli anni da Franco Quadri, dava luogo
ad una nuova forma di comunicazione, che attraverso la metafora del Teatro, si
riferiva costantemente ad una riflessione sul linguaggio. L’ esplorazione della
dimensione del Teatro del mondo, ribaltandosi nella realtà italiana, chiariva le
prospettive che avrebbero creato le condizioni per una dimensione culturale
alternativa, dove la sperimentazione, legata alla drammaturgia, diventava un
passaggio naturale e soprattutto, necessario.